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LE (CATTIVE) PREMESSE DEI RINNOVI CONTRATTUALI PER I LAVORATORI STATALI: SI PUO’ SPERARE IN UN CAMBIO DI ROTTA?

da | 9 Novembre 2022 | CENTRO STUDI POLITICO ECONOMICA

L’inarrestabile corsa al rialzo dei tassi di inflazione rende più che mai centrale il tema della difesa del potere d’acquisto delle famiglie italiane. Per quanto riguarda lo stanziamento di risorse per il rinnovo dei contratti dei lavoratori statali, il neo insediato Governo Meloni eredita le dotazioni stabilite nella Legge 234/2021, la cd legge di bilancio 2022, ovvero 310 milioni di euro per il 2022 e 500 milioni a decorrere dal 2023.

Il Governo Draghi ha calcolato l’ammontare complessivo di tali fondi prevedendo un tasso di rivalutazione delle retribuzioni dello 0,3% per il 2022 e dello 0,5% a partire dal 2023, aumenti piuttosto esigui se rapportati a quanto corrisposto nel precedente triennio:

Con la legge di bilancio 2019 furono infatti determinati i rinnovi dei contratti collettivi della P.A. per il triennio 2019-2022, con una definizione di spesa di 1.100 milioni di euro per il 2019, 1.425 milioni per il 2020 e 1.775 milioni per il 2021; i montanti relativi al 2020 e 2021 sono stati ulteriormente incrementati con le successive leggi di bilancio, fino a prevedere 3.475 milioni di euro per l’ultimo anno del triennio.

I coefficienti per il prossimo rinnovo acquisiscono un valore ancora più modesto se paragonati al tasso di inflazione registrato nel Paese che nel mese di settembre segna + 8,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra un + 9,5% su base annua.

Evidentemente il precedente esecutivo non ha ritenuto di dover investire troppe risorse per l’adeguamento degli stipendi della PA, neanche a seguito dello scoppio del conflitto russo-ucraino che ha reso utopistiche, anche agli osservatori più distratti, le rosee aspettative provenienti dagli ambienti governativi di un imminente ritorno alla normalità dei prezzi.

Elaborazione CSPE di UNARMA su dati ISTAT

Eppure il costante percorso di crescita dei prezzi al consumo era già visibile molto prima dell’emanazione della legge di bilancio 2022 avvenuta il 30 dicembre 2021, inoltre la preesistente crisi del settore energetico e l’inasprirsi delle tensioni tra Russia e Ucraina non lasciavano spazio a visioni ottimistiche per l’anno in corso.

SOSTENERE LA DOMANDA PER SOSTENERE LA PRODUZIONE

L’aumento del costo della vita sta portando inevitabilmente alla contrazione dei consumi che si traduce in una minore produzione, un effetto a catena che coinvolge l’intero Paese. L’Ufficio Parlamentare di Bilancio, nella “Nota sulla congiuntura di ottobre 2022”, rileva un marcato calo dei consumi di energia elettrica e gas per uso industriale, un segno evidente che le aziende italiane hanno ridotto la loro produzione, come peraltro confermato dalla stima preliminare del PIL del III trimestre dell’ISTAT.

L’Istituto Nazionale di Statistica, infatti, nel registrare una crescita dello 0,5% nell’ultimo trimestre, rileva un calo di produttività dell’agricoltura e dell’industria con il PIL domestico spinto in positivo dal consistente aumento dei servizi, evidentemente trainati dal settore turistico finalmente libero dalle restrizioni pandemiche. La decelerazione della fase espansiva del PIL unita alla minore produttività industriale del Paese, sancisce la probabile fine della crescita dovuta al rimbalzo determinato dalle riaperture post-covid e conferma le previsioni dell’arrivo della recessione nel 2023.

Tuttavia, “l’inaspettato” risultato positivo fornisce al Governo Meloni dei margini fiscali, seppur limitati, per promuovere manovre espansive necessarie a mitigare l’impatto della prossima regressione economica.

A tal riguardo, questo Centro Studi ritiene che il sostegno della capacità di spesa delle famiglie riporterebbe i consumi di beni alimentari ed industriali su un percorso di crescita con benefici a monte lungo tutta la filiera di distribuzione e produzione; pertanto sarebbe opportuno che già per il corrente anno venissero stanziate altre risorse da destinare al fondo per il rinnovo dei contratti per il personale della PA.

Si auspica che le gradite parole di ringraziamento, rivolte al personale dei comparti difesa e sicurezza del neo Primo Ministro Giorgia Meloni durante le dichiarazioni programmatiche, non restino frasi di circostanza, ma si traducano in un concreto sostegno alle migliaia di donne e uomini in divisa che quotidianamente svolgono il proprio lavoro con sacrificio ed abnegazione.