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UNARMA, RIPRISTINO DEI CONTROLLO DI FRONTIERA 

da | Ott 25, 2023 | News | 0 commenti

AL COMANDO GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI 

Oggetto: Benessere del personale. Ripristino dei controlli di frontiera.

Un’intervista al Ministro Piantedosi pubblicata oggi sul quotidiano “Il Piccolo”, anticipa di poco l’esigenza già avvertita dalla scrivente Segreteria, di rappresentare evidenti criticità apparse subito dopo il recente ripristino dei controlli lungo i 200 km. che segnano il confine tra l’Italia e la Slovenia.

Innanzitutto deve necessariamente premettersi come la decisione politica di sospendere il Trattato di Schengen sia intervenuta in maniera improvvisa e questo certamente ha comportato notevoli difficoltà organizzative (che come si dirà si ripercuote inevitabilmente sul benessere del personale) ma è altrettanto necessario rilevare come ormai da lungo tempo sia un susseguirsi di “emergenze” senza soluzione di continuità.

Ad esempio in maniera emergenziale viene tuttora localmente trattata la gestione dell’immigrazione clandestina, nonostante la presenza ormai quasi ventennale di strutture di accoglienza nell’Isontino.

Ma gli esempi in tal senso potrebbero riguardare gli ambiti più disparati, dagli incendi boschivi alle manifestazioni in pubblico, dal giornaliero rinvenimento dell’ordigno bellico al soccorso sanitario, tutte “emergenze” (che in realtà tali non potrebbero considerarsi), la cui gestione dimostra costanti criticità, che vengono affrontate unicamente grazie ai sacrifici costantemente imposti al personale operante ed unicamente in tal senso la scrivente ritiene doveroso richiedere l’intervento dell’Amministrazione.

Tornando alla questione oggi in esame, sono apparse evidenti ictu oculi le seguenti criticità:

1. Individuazione del personale dell’Arma Territoriale da impiegare nella vigilanza dei valichi

di frontiera;

2. Predisposizione ed attuazione delle soluzioni logistiche idonee ad affrontare il gravoso

compito richiesto.

Come noto, in corrispondenza della riorganizzazione del servizio di polizia di frontiera da

parte della Polizia di Stato, che svolge tale attività servendosi di un proprio apposito comparto di specialità, l’Arma da decenni non si occupa più di presidiare i valichi confinari, né tantomeno di svolgere servizi specifici di polizia di frontiera e dell’immigrazione.

La conseguenza di tale riorganizzazione è stata la cessazione della specifica attività formativa ed addestrativa che l’Amministrazione attuava in favore del proprio personale che veniva impiegato, in maniera esclusiva, nella vigilanza ai valichi.

Orbene, per fronteggiare l’attuale emergenza, è stato disposto l’impiego del personale che decenni or sono frequentò quei corsi di specializzazione: quali professionalità dovrebbe apportare all’espletamento del servizio personale formato su normative completamente stravolte nel corso degli anni? Lo stesso personale della Polizia di Frontiera, che pure viene continuamente aggiornato su una materia in evoluzione praticamente settimanale, lamenta difficoltà nell’espletamento dello specifico servizio.

Anni or sono, in “tempi non sospetti”, fu chiesto espressamente al Comandante illo tempore della Legione Carabinieri “Friuli Venezia Giulia” l’attuazione di corsi di formazione sulla materia in favore di tutto il personale dell’Organizzazione territoriale, in conseguenza della consistenti modifiche all’epoca introdotte alla legge “Bossi-Fini”.

Fu risposto che: “l’Ufficio OAIO si sta già muovendo in tal senso”: siamo ancora in attesa…

Eppure si tratterebbe di interventi facilmente realizzabili, potendo attingere all’aiuto della Polizia di Stato, delle università (ne esistono ben due in Friuli Venezia Giulia), della Regione Autonoma (che vanta un ottimo sistema di istruzione professionale) ed ovviamente delle associazioni sindacali di categoria.

Alle ovvie preoccupazioni dei colleghi “ex frontalieri” di dover operare in assenza di adeguata formazione, dovendosi accollare impegnative responsabilità, si accompagnano le esigenze di riorganizzazione familiare in tempi strettissimi; alcuni colleghi provengono addirittura da fuori regione!

A tutto ciò si aggiunga l’ormai consueto improvviso depauperamento delle consistenze organiche dei reparti di provenienza di tale personale, privati da un giorno all’altro di fondamentali risorse umane, per una durata che nessuno può o vuole quantificare, ma che stando all’odierna intervista rilasciata dal Ministro, può ormai assai facilmente preventivarsi in mesi.

A titolo di esempio si evidenzia, ancora una volta, la ben nota situazione della Stazione CC. di Gradisca d’Isonzo, che a fronte di una forza organica (3+2+5) già gravemente sottodimensionata rispetto alle esigenze di una stazione capoluogo, perdipiù in un territorio dove insistono contemporaneamente un CPR ed un CARA tra i più grandi d’Italia (90+700 immigrati) si trova all’attualità con un forza effettiva di 10 carabinieri (3+1+5), ai quali, nei giorni scorsi, è stata sottratta un’ulteriore unità impiegata nel presidiare il valico di Vencò ed alla quale a breve andrà sottratta per un significativo periodo di tempo un’ulteriore unità (3+0+4).

A corredo dell’analisi numerica, si aggiunge la disponibilità di un’unica autovettura di servizio (FIAT “Panda”), peraltro in servizio provvisorio da altra Compagnia.

Venendo al secondo punto in trattazione, non può non rilevarsi l’impossibilità da parte di una struttura quale la caserma che ospita il comando della Compagnia e quello della Stazione di Gradisca d’Isonzo, di sopportare il carico logistico derivante dagli ulteriori 14 carabinieri inviati a presidiare il valico di Vencò.

Come potrebbe una struttura a dir poco fatiscente, che anche quest’anno, come ormai consuetudine da decenni, l’apposita visita ispettiva logistica periodica ha definito “inidonea ad ospitare un comando Arma”, farsi carico dell’ennesima “emergenza”?

Come potrebbe il servizio mensa, gestito in “catering”, che già non riesce a garantire un adeguato servizio ai pochi carabinieri che già ne usufruiscono, garantire ulteriori 30 pasti giornalieri?1

1 I pasti vengono confezionati al di fuori della caserma e consegnati presso la stessa in contenitori non riscaldati. Innumerevoli volte il personale ha rappresentato la qualità e quantità assai scarsa delle pietanze; diverse volte i pasti 

 Ed infatti già dopo la sola consumazione del primo pasto in tal modo, il personale in questione si è rifiutato di consumare la cena e si è dovuto provvedere in fretta e furia a consentire la fruizione dei loro pasti presso la mensa del 13° Rgt.CC., con notevole aggravio, tra le altre cose, dei tempi di percorrenza tra il valico e la mensa (circa 20 km. di distanza).

Nonostante il territorio regionale sia interessato da giorni da allerte meteo causa pioggia, il personale impegnato presso il valico di Vencò trova ricovero unicamente all’interno di una vecchia stazione mobile (al cui interno peraltro si infiltra l’acqua piovana), unitamente ad una tenda parasole, del tipo usualmente impiegato per gli stand espositivi.

Si tratta di una sistemazione che ovviamente oltre che indecorosa, non assicura alcun riparo ai militari impegnati (che inoltre durante le 6 ore di impiego non hanno neanche modo di esplicare le proprie necessità fisiologiche), situazione che si andrà consistentemente aggravando con l’arrivo della stagione invernale ed il conseguente abbassamento delle temperature.

Peraltro il valico è posto in aperta campagna, in zona assai umida e fredda e per ignote ragioni non si è ritenuto opportuno utilizzare la già esistente struttura in muratura utilizzata all’epoca del precedente funzionamento del valico.

Tutto ciò premesso, nell’interesse del benessere del personale, si prega valutare l’opportunità di:

1. incentivare da parte dei comandi locali, a qualsiasi livello, l’adozione di specifici protocolli operativi, di concerto con le varie amministrazioni interessate (Polizia di Stato, Vigili del Fuoco, Protezione Civile, aziende sanitarie, prefetture, questure, comuni, ecc.ecc.) che consentano di gestire con la dovuta necessaria pianificazione le varie situazioni operative che dovessero presentarsi (come peraltro già fanno quasi tutti gli attori interessati, anche solo in via residuale e potenziale);

2. Evitare o quantomeno limitare il più possibile l’impiego nell’attuale vigilanza ai valichi, del personale dell’Organizzazione Territoriale, in particolare di quello effettivo presso reparti che già soffrono di deficienze organiche;

3. Effettuare interventi formativi ed addestrativi in favore di tutto il personale impegnato “su strada”, in particolare di quello impiegato in territori di confine o dove insistono strutture di accoglienza, circa la materia dell’immigrazione;

4. Aumentare la consistenza organica della Staz.CC. di Gradisca d’Isonzo e degli altri reparti territoriali coinvolti quantomeno garantendo l’effettiva disponibilità della forza organicamente prevista;

5. Evitare l’aggravio del carico logistico della caserma di Gradisca d’Isonzo, da tempo al collasso.

Come di consueto si ringrazia anticipatamente per tutto quanto si riterrà opportuno

disporre al fine di concorrere al benessere del personale inteso anche e soprattutto come benessere organizzativo ed al miglior perseguimento di fini istituzionali, rimanendo a completa disposizione per ogni eventuale necessità.

UNARMA

Segreteria Provinciale di Gorizia