AL MINISTRO DELLA DIFESA
AL COMANDO GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI
AL COMANDO LEGIONE CARABINIERI “VENETO”
Ancora prima dell’Unità d’Italia, un contingente di Carabinieri ha trovato impiego in una missione in territorio
estero, proprio alla luce della duplice veste di Forza militare e di polizia, e da allora l’Arma ha preso parte alle
più significative esperienze nazionali condotte sotto egida ONU, NATO, OSCE. In tali contesti i Carabinieri
hanno assolto il compito di monitorare il rispetto dei diritti umani, l’addestramento, la consulenza e l’assistenza delle Forze di Polizia locali, se inesistenti, o, in loro assenza, assumersene i compiti, mantenendo sempre la saldatura con i contingenti militari. Per garantire un apporto il più diversificato e qualificato possibile, rappresentanti di ogni organizzazione dell’Arma sono chiamati a fare parte delle missioni all’estero, affinché ogni singolo militare possa offrire il proprio contributo alla missione stessa. Questo programma, così articolato
e caratterizzato da notevole flessibilità, vede impegnati tutti, escluso i Carabinieri della SETAF. Se da un lato ciò può, entro certi limiti, trovare una spiegazione nei peculiari compiti di vigilanza alle installazioni e,
conseguentemente, nei problemi che nascerebbero per rimpiazzare i militari in caso di assenza prolungata,
dall’altro è innegabile il valore aggiunto che il loro apporto, grazie ai profondi legami ed alla conoscenza del contesto binazionale, risalente agli anni ’50 del secolo scorso, sarebbe in grado di assicurare in un teatro di operazione estero. Ciò premesso, una ponderata turnazione del personale SETAF, attuabile anche con servizi provvisori da parte di altri Reparti dell’Arma, in grado di coprire le temporanee vacanze, permetterebbe di proiettare al di fuori dei confini nazionali i Carabinieri della SETAF, non disperdendone l’utile patrimonio di competenze professionali, ampliandone invece il bagaglio tecnico.
Cordiali saluti,
La Segreteria della Sezione Unarma di Camp Darby