AL MINISTRO DELLA DIFESA
AL COMANDO GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI
AL COMANDO DELLE SCUOLE DELL’ARMA DEI CARABINIERI
OGGETTO: Comunicazione ai sensi del D.lgs 9 apr. 2008, n.81 attuazione dell’art. 1 della Legge 3 ago. 2007 nr.123. Scuola Mar. e Brig. Carabinieri di Firenze. “Quis custodiet ipsos custodes?”.
Risulta alquanto antipatico, se non imbarazzante, dover continuare a scrivere riguardo a quanto avviene presso la Scuola Marescialli e Brigadieri Carabinieri di Firenze, specialmente per quanto concerne i metodi utilizzati nella formazione e nell’interlocuzione per i Marescialli frequentatori di Corso e per gli allievi Marescialli del primo anno accademico e non solo. Recentemente abbiamo sollevato la questione riguardo all’utilizzo del “doppio certificato”, che avrebbe dovuto ottimizzare l’efficienza in termini di risparmio di tempo e risorse. Purtroppo, a distanza di circa un mese, da quanto appreso, la situazione è rimasta invariata. Provvederemo a fornire aggiornamenti sulla situazione, affinché le nostre “urla non rimangano inascoltate”, ribadendo che il nostro campo di azione, stabilito dalla Legge 46/2022 all’art. 5, abbia piena competenza nella trattazione di quanto stabilito dal D.Lgs 81/08. Per quanto premesso ci interroghiamo:
1) sulla legittimità di garantire il diritto di ammalarsi senza la preoccupazione di subire castighi al ritorno, come l’impedimento al successivo pernottamento o al “salto pasto”. Ci chiediamo se sia moralmente accettabile che, durante il periodo di degenza, vengano inviati ripetuti messaggi a mezzo la piattaforma whatsApp, arrivando anche all’inoltro per conto del capo plotone di uno che ne va ad enfatizzare l’esempio di un Maresciallo che pur essendo malato, è rientrato alla scuola. Ne riportiamo una sintesi: <<plauso particolare a (…omissis) che, pur stando male, rientra comunque a Scuola. Dovrebbe essere di esempio a molti;
2) sulla legittimità o la regolamentazione del requisito che chi si ammali durante il periodo di degenza debba inviare ai capi plotone il biglietto del treno o dell’aereo originariamente previsto per il rientro. Ci chiediamo se tale pratica sia conforme alle normative o alle disposizioni vigenti.
3) solleviamo la questione della legittimità dell’impiego discrezionale di un “dado” per comminare sanzioni in risposta a ritardi durante le libere uscite o a violazioni del dress code, come l’assenza di camicia sotto il maglione o la non conformità agli standard previsti. In questo processo, i Marescialli avrebbero a disposizione sette minuti per recarsi nella ‘control room’, prendere la chiave di un’aula a loro scelta, agendo in una sorta di gioco. Si ricomincerà naturalmente daccapo se il tempo dato a disposizione sarà stato superato. A tal proposito il messaggio inoltrato a mezzo di messaggistica va a terminare con le parole <<queste sono le regole d’ingaggio stasera con l’apposizione di un cuore turchese …e con il post scriptum: occhio all’orario dei rientri>>. I Marescialli che si rifiutano di tirare il dado avrebbero come penalità la perdita di due pernotti ed essere impiegati di servizio;
4) chiediamo se sia legittimo, specialmente per gli allievi del primo anno accademico, in particolare quelli assegnati alla 1^ Compagnia, non avere a disposizione il tempo necessario per il recupero delle energie psicofisiche o la possibilità di comunicare con i propri familiari. Sembrerebbe che si trovino a marciare anche dopo il 2° ordinario o procedere con ulteriori attività. Tale approccio sembra riflettere una modalità di preparazione simile a quella dei “marines”: ma i Carabinieri devono essere marines o carabinieri. Auspichiamo dei miglioramenti atteso che è l’unica Compagnia che differisce nelle modalità di esecuzione educative e addestrative rispetto alle altre.
Abbiamo elencato una minima parte di quanto appreso. Abbiamo ricercato – ahimè – non trovato nessuna circolare/disposizione sull’uso dei dadi se non nelle sue origini che lo ritenevano un gioco con le scommesse che era consentito nell’antico Impero Romano in dicembre durante i Saturnali. I cosiddetti “aleae” e riportati da Ovidio, arte di amare, III: <<odio dover penetrare in questi piccoli dettagli, ma voglio che il mio studente sappia lanciare i dadi con facilità e calcolare la quantità di spinta che dovrebbero dare loro nel gettarli sul tavolo, e che sappia come fare per ottenere il numero di tre o indovinare il lato che è da evitare, e che siano abili e prudenti nei giochi dei ladruncoli; e che una pedina non può combattere due nemici…>>.
Recentemente, in qualità di Associazione Sindacale Carabinieri, abbiamo fornito il nostro contributo tecnico per un Disegno di Legge presentato dall’Onorevole Stefania Ascari, riguardante gli eventi suicidari all’interno delle Forze dell’Ordine. Riteniamo che tali eventi necessitino di una valutazione e analisi approfondite, e abbiamo formulato proposte al fine di migliorare qualitativamente l’ambiente lavorativo, consentendo a ciascun operatore di dare il massimo delle proprie capacità. In qualità di Associazione, stiamo collaborando con professionisti del settore attraverso tavoli dedicati, focalizzandoci sulle criticità che potrebbero arrecare danno e generare disagio lavorativo. Riportiamo quanto analizzato dal Dottor Enzo Cordaro, uno dei massimi esperti in materia, sia sotto una prospettiva negativa che positiva:
a) un contesto psicosociale dominato da arroganza, protervia e sopraffazione si caratterizza con una potenzialità emozionale regredita e negata, da elementi di disgregazione sociale, da competitività esasperata e da una organizzazione disfunzionale;
b) un contesto psicosociale caratterizzato da tolleranza, convivenza e accoglienza si caratterizza con una emozionalità considerata come un valore aggiunto e un elemento centrale di progettazione, da elementi di coesione sociale, da una competitività leale e da una organizzazione funzionale.
Per quanto riguarda lo stress da lavoro correlato, la definizione è fornita dall’Accordo Europeo del 2004, il quale nel primo punto del terzo articolo lo descrive come “una condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è conseguenza del fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o alle aspettative riposte in loro”.
Concludiamo che nell’ambito di una struttura organizzativa, la serenità svolge un ruolo cruciale poiché contribuisce alla creazione di un ambiente di lavoro positivo e produttivo. La serenità agisce come un catalizzatore per la coesione e la stabilità. Investire nell’incoraggiare un clima sereno non solo migliora il benessere individuale, ma potenzia anche le performance complessive dell’organizzazione, consentendo di affrontare le sfide quotidiane con resilienza e costruendo una cultura aziendale basata sulla fiducia reciproca e sul successo condiviso.
Siamo consci che stavolta quanto riportato possa permettere attraverso un quadro dettagliato di poter intervenire su quella che la purezza morale e integrità costituiscono una forma di vigilanza positiva e affidabile all’interno di un ambiente. Rimaniamo a disposizione affinché venga valutata la possibilità di organizzare un evento all’interno della scuola: un work shop che veda la partecipazione di professionisti del settore.
Restiamo speranzosi che l’Autorità Giudiziaria dissolva i nostri interrogativi.
Cordiali saluti.
Roma, 18 dicembre 2023
UNARMA Associazione Sindacale Carabinieri
Antonio Nicolosi
Segretario generale di Unarma