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UNARMA DISPARITÀ DI TRATTAMENTO E BENESSERE DEL PERSONALE NEL COMANDO PROVINCIALE DI BELLUNO: APPELLO ALL’INTERVENTO DEL COMANDO SUPERIORE

da | Mar 18, 2024 | News | 0 commenti

Questa Segreteria, prima ancora di pensare e formulare un proprio giudizio e manifestare le proprie perplessità, esponendo dei fatti occorsi qualche settimana fa nell’ ambito del Comando Provinciale di Belluno, ritiene doveroso fare una breve premessa, richiamando non solo due documenti emanati da Codesto Comando Generale, esprimendo al contempo un profondo senso di malumore, disistima e amarezza da quanto emerso dai racconti dei Militari.

1. ISTRUZIONE PERIODICA PROGRAMMATA – SCHEDA NR.17 – SENSO DI APPARTENENZA ED AZIONE DI COMANDO

L’azione di comando, responsabilità e privilegio che l’Istituzione demanda fino ai minimi livelli gerarchici, non deve essere mai connotata da superficialità, indifferenza, od utilizzata quale marcatore di distanza. Comandare implica l’essere d’esempio, riversare le proprie conoscenze ed esperienze ai propri collaboratori, incoraggiarli e rasserenarli nei momenti di difficoltà, in un clima di lavoro sereno ove è consentito a tutti poter esprimere la propria opinione e fornire l’individuale fattiva partecipazione alla soluzione delle problematiche che man mano si manifestano.

Il Comandante deve essere capace di leggere gli stati d’animo e le vicissitudini del proprio personale, pur se non espressamente manifestate o note, attraverso il dialogo ed il contatto diretto con i propri collaboratori, per intercettare e contribuire a rimuovere quegli ostacoli che non consentono di poter svolgere serenamente il proprio incarico (nessun Carabiniere deve mai sentirsi solo di fronte ai propri problemi). Il senso di appartenenza all’ Arma non è l’intimo sentimento del singolo militare ma coinvolge tutti i suoi membri, indipendentemente dal grado e/o dall’incarico.

L’appartenenza all’Arma è l’incondizionato convincimento di essere tassello essenziale, unitamente a tutti gli altri Carabinieri, per contribuire con professionalità e tratto al perseguimento degli obiettivi istituzionali. Il dialogo ed il contatto diretto devono costituire le modalità prioritarie da seguire per rendere attiva la partecipazione del personale nel processo di inclusione che deve rinsaldare costantemente il senso di appartenenza all’Arma ed assicurare la giusta armonia nell’ambiente di lavoro.

Comandare significa insegnare, incoraggiare e rasserenare il personale, rimuovendo, con l’approfondita conoscenza dei propri collaboratori, quegli ostacoli che ne minano la serenità e non consentono di mantenere inalterato il clima di serenità necessario a garantire l’efficienza dei reparti.

2. CIRCOLARE NR.276/148-164-1-2009 DATATA 18.12.2021 AD OGGETTO “SENSO DI APPARTENENZA ED AZIONE DI COMANDO – INTERVENTO DEL SIGNOR COMANDANTE GENERALE.

Comandare equivale a intercettare il non detto, comprendere la persona dentro la divisa e assicurare che, pur nel rispetto dei ruoli e delle regole, ci sia costantemente la ricerca del dialogo. La parola è un bene prezioso, ancor più in un’epoca in cui il confronto è troppo spesso mediato da uno schermo, sia esso quello di uno smartphone o di un computer. Pertanto, il dialogo e il contatto diretti devono costituire le modalità da seguire prioritariamente per promuovere l’apertura di ciascun interlocutore, allo scopo di renderlo parte attiva nel processo di inclusione, teso al perseguimento degli obiettivi comuni. Ne consegue che ogni valutazione propedeutica all’assunzione di decisioni suscettibili di produrre effetti sulla sfera professionale e, soprattutto, su quella soggettiva e familiare dei collaboratori implica, nella maggior parte dei casi, la necessità del coinvolgimento mediante un colloquio dedicato con gli interessati, quale occasione per approfondirne la conoscenza, comprendere i loro bisogni e indirizzarli verso le soluzioni maggiormente coerenti con il contesto rilevato e il rispetto delle disposizioni vigenti. Il risultato di tale azione è il rafforzamento dell’autorevolezza dei Comandanti e il potenziamento di quel senso di inclusione prodromico all’efficienza individuale dei collaboratori. Purtroppo, pare che presso un reparto insistente nella sede della Compagnia di Belluno, e più segnatamente presso la Sezione Operativa del NOR, ciò non si sia verificato. Sembra che due militari effettivi a quella Sezione siano stati fatti oggetto, nel tempo, di comportamenti particolarmente sconvenienti e censurabili, da parte di un superiore, anch’esso effettivo al medesimo reparto. Uno dei due è genitore paterno di due minori ai quali è stata riconosciuta la condizione di invalidità civile e, pertanto, beneficiario dei diritti riconosciuti dalla Legge 104/92, (Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate).

Costui era stato trasferito presso il citato reparto in ragione della necessità di avvicinarsi alla propria residenza, al fine di poter accudire la propria prole.

In seno alle vicissitudini incontrate sul luogo di lavoro, suo malgrado, penalizzando fra l’altro le economie familiari, ha dovuto fare richiesta di esonero dai turni notturni al fine di riacquistare quel minimo di serenità che il predetto superiore, con il proprio comportamento, gli stava togliendo.

Le avversità incontrate sono sempre state rapportate ai superiori diretti, ma purtroppo ciò pare non abbia sortito alcun effetto tangibile.

Sembrerebbe pertanto che le continue richieste di aiuto siano rimaste inascoltate; non solo, ma risulterebbe che il Comandante di Compagnia abbia risposto “FATEVENE UNA RAGIONE, AVRA’ IL COMANDO”.

Pertanto, i due militari, presi dallo sconforto, nonostante le rassicurazioni ricevute in precedenza, hanno preso la decisione di chiedere audizione al Sig. Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, per avere non solo la possibilità dii esporre la propria situazione e poterla finalmente risolvere, ma quanto meno di ritrovare la serenità e la voglia di continuare a perseguire i reati commessi dalla delinquenza comune e non di doversi preoccupare del proprio Comandante.

Nel corso di tale iter però, sebbene vittime dei comportamenti del SUPERIORE effettivo alla medesima sezione, sono stati soggetti a trasferimento d’autorità, subendo non solo un forte demansionamento, ma dovendo somatizzare anche il fatto che è dovere del Carabiniere subire e tacere affinché non si venga defenestrati e ulteriormente colpiti nella propria capacità di trovare la giusta serenità.

Durante il loro percorso di audizione gerarchica pare siano state depositate delle memorie a supporto delle loro rimostranze.

Pertanto, in virtù del caposaldo di cui l’istituzione ha sempre assunto a faro guida nella concezione strutturale di questa grande famiglia, ovvero il “BENESSERE DEL PERSONALE”, che non significa CONVENZIONE o OFFERTE ma, nell’ intima etimologia della parola stessa, un tema che sta acquistando sempre più peso sui tavoli di ogni istituzione e azienda dei tempi moderni, affinché non solo si disponga di un posto di lavoro sereno, ma contestualmente sia sinonimo di maggiore produttività.

Per i motivi sopra esposti si prega Codesto Comando Superiore e pregiatissimo Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri affinché si compiaccia di verificare quanto segnalato, intervenendo sugli accadimenti, ma anche di valutare con la massima serenità e con spirito di terzietà, l’opportunità di riconsiderare il profilo di impiego dei due militari, il cui stato di servizio risulta essere integerrimo, restituendo loro dignità e riconoscimento professionale, affermandone le competenze e la specializzazione maturate in decenni di impiego operativo.

Va infine riferito che i già menzionati, non essendo impiegati in comandi ad elevata attività operativa, stanno cadendo inesorabilmente in serissime difficoltà economiche che impediranno, o comunque limiteranno fortemente, la possibilità di assicurare ai propri famigliari il sostentamento medico e le terapie necessarie poiché:

✓ come sopra accennato, uno deve assicurare ai due figli minori le necessarie terapie specialistiche riabilitative settimanali presso struttura specialistica in Conegliano (TV), (il cui costo è di oltre €.100,00 a seduta); inoltre dovrà fare frequentare ad uno dei due fanciulli un istituto privato specializzato, al fine di accelerare il percorso di recupero del bambino (la cui retta mensile è di oltre €.300,00);

✓ Il secondo è gravato anch’ esso da una situazione famigliare delicata, giacché risulterebbe che la coniuge sia affetta da seri problemi di salute (dei quali questa associazione non ha ulteriore contezza), pertanto bisognosa di cure specialistiche che portano il militare a fatiche economiche laddove la Sanità pubblica non fornisce copertura.

Certi che il grido di aiuto di due fedeli servitori della nostra Grande e Benemerita Arma dei Carabinieri venga ascoltato con l’attenzione e la sensibilità di un padre di famiglia, nell’ ottica di una piena disponibilità al confronto, questa segreteria porge un deferente e sincero saluto.

“OGGI E PEGGIO DI IERI SI ODONO GRIDA DI AIUTO POICHE’ E’ SEMPRE PIU’ MINATA LA SERENITA’ E LA TRANQUILLITA’ DEL PERSONALE CHE NON TROVA SOSTEGNO DAI PROPRI SUPERIORI E COMBATTE CON GLI UNI E POI GLI ALTRI NEL QUOTIDIANO”

Con osservanza e integerrima stima.

La Segreteria Regionale Veneto