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UNARMA ANALISI SULL’IMPIEGO DI MISSIONI DI LUNGA DURATA ALL’ESTERO 

da | Set 12, 2023 | News | 0 commenti

AL MINISTRO DELLA DIFESA

AL COMANDO GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI

AL COMANDO DELLA 2^ BRIGATA MOBILE CARABINIERI

AL 1° RGT CC PARACADUTISTI “TUSCANIA”

OGGETTO: Comunicazione ai sensi del D.lgs 9 apr. 2008, n.81 attuazione dell’art. 1 della Legge 3 ago. 2007 nr.123. Impiego in missioni di lunga durata all’Estero.

Analisi e considerazioni.

Come Associazione ci è stata rappresentata da alcuni iscritti una problematica relativa alle dinamiche burocratico-amministrative connesse all’impiego del personale dell’Arma all’estero, segnatamente nelle missioni di lunga durata. A questi militari, posti, come noto, alle dipendenze funzionali del MAE, è richiesto il delicatissimo compito di fornire sicurezza e tutela alle rappresentanze diplomatiche italiane in oltre 120 sedi, nei cinque continenti. A chi è chiamato a farne parte sono richiesti una serie di requisiti psico-fisici e morali, oltre alla conoscenza di almeno una lingua veicolare. In particolare, le pianificazioni straordinarie presso le rappresentanze diplomatiche all’Estero (MaE o MAECI) vedono interessati, in particolar modo, personale specializzato quali: “addetti ai servizi di protezione con o senza AGS1” o, in subordine la specializzazione di “esploratore”, di “addetto allo squadrone eliportato cacciatori” o la qualifica di “operatore in area di crisi”. Si tratta, come recenti esperienze ci hanno insegnato, di ruoli particolari, che assicurano i servizi di scorta e protezioni nelle sedi

1 Ovvero la corrispondente specializzazione di guardia del corpo, con o senza AGS. Nelle 

diplomatiche ad alto rischio e dove i reparti citati sono caratterizzati da un’elevata preparazione e formazione militare. Ciò si deve tradurre in un insieme armonico di competenze tecniche, un bagaglio professionale di elevato livello, che includa il rispetto per i diritti umani e nozioni di diritto internazionale. Le specifiche disposizioni di impiego in missioni di lunga durata all’Estero mal si conciliano però con quelle in materia di reimpiego in patria al termine del mandato. La circolare nr. 020001-6/T- 635-2 datata 4/4/2018 del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri – I Reparto – SM – Ufficio Personale Appuntati e Carabinieri – non lascia spazio a particolari interpretazioni, laddove prevede che il personale in rientro da missione di lunga durata all’estero presso gli Uffici degli Addetti per la Difesa, le Rappresentanze Diplomatiche o gli Organismi Internazionali, non venga restituito al Reparto di appartenenza, ma sia assegnato alla Legione competente per territorio del reparto in cui prestava servizio prima dell’impiego all’estero. La Legione CC individua, in base alle esigenze locali contingenti, la sede di definitivo impiego, tenendo presente, prioritariamente le esigenze dei dipendenti COR ovvero quelle delle Stazioni CC maggiormente interessate da afflusso turistico. Il punto è che ai militari impegnati in missione alla data di entrata in vigore della circolare non è data la possibilità di scelta. Attenendoci ad un caso concreto prendiamo ad esempio il caso del 1° Rgt. CC par. “Tuscania”. I militari del Reggimento riuniscono in sé un complesso di requisiti di prim’ordine, raggiunti dopo un’attenta e meticolosa selezione: un anno di preparazione per essere brevettati quale paracadutista e conseguire la qualifica di “esploratore”, con un costo di centinaia di migliaia di euro. Nel periodo di successiva permanenza e date le peculiarità del reparto vengono formati anche nell’acquisizione di particolari specialità quali addetti alla bonifica di ordigni esplosivi EOD di 1° e 2° livello e IEDD, operatori al designatore laser dei bersagli, tiratori scelti, soccorritori militari qualificati e addetti al FAC/JTAC (Joint-Terminal-Attack Controller), rocciatori, sciatori etc. Gli stessi percepiscono l’indennità di aeronavigazione chiamata trascinamento per il ruolo Appuntati e Carabinieri e dal ruolo dei sovrintendenti in poi dà diritto al “fuori corpo pensionabile con viveri di conforto”. Il militare del

Tuscania parte favorito nei confronti di un collega appartenente alla linea territoriale, i titoli gli permetteranno di avere una corsia preferenziale: valutazioni caratteristiche alte, studio delle lingue facilitati dall’opportunità di frequentare corsi gratuiti e negli orari di servizio. Una volta posto di fronte alla scelta se accettare o meno l’impiego in una missione di lunga durata all’estero, il militare, che riunisce abilità e competenze di prim’ordine, si trova davanti ad un bivio: accettando l’incarico potrà ampliare il proprio bagaglio tecnico e fornire un fattivo contributo alla missione, ma non potrà tornare al Reparto di appartenenza, né espletare più i compiti per cui è stato preparato e formato, con tutto ciò che ne consegue in termini di reinserimento personale e professionale, in un contesto a lui nuovo. La mancata accettazione, in un ambito caratterizzato da un forte senso di appartenenza ad un gruppo coeso ed elevato spirito di corpo, comporta inevitabilmente senso di esclusione e frustrazione. Ciò premesso, se la ratio alla base del criterio di reimpiego del personale in rientro è l’esigenza di diversificarne la preparazione, ciò che desta non poche perplessità è il rapporto costi/benefici. Formare un militare comporta un onore non indifferente per la Pubblica Amministrazione, destinarlo poi, dopo l’esperienza acquisita in teatri spesso problematici, ad un reparto, per il quale non ha particolare conoscenze e competenze soprattutto in materie delicate quali la Polizia Giudiziaria trattate da personale qualificato quale è il personale della territoriale, significa disperdere un patrimonio prezioso, oltre ad avere ricadute afflittive sul morale del militare stesso. In considerazione dei fattori, solo sommariamente, esposti e nell’ottica di una fattiva collaborazione, riteniamo sia il caso di rivedere ed adeguare alla situazione attuale la normativa in vigore.

La Segreteria Regionale Toscana