AL MINISTERO DELLA DIFESA
AL COMANDO GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Un recente articolo pubblicato da una testata specializzata ha riacceso l’attenzione sulle modifiche al sistema pensionistico previste
a partire dal 1° gennaio 2027, con particolare riferimento agli automatismi legati alla speranza di vita.
Tale spunto conferma quanto UNARMA denuncia da tempo: il rischio concreto che, in assenza di un intervento politico e
amministrativo chiaro, il personale del comparto Sicurezza e Difesa venga assoggettato, senza alcuna distinzione, a criteri
pensionistici pensati per il lavoro civile, nonostante la diversa natura, i maggiori oneri e le peculiarità del servizio armato.
1. Un principio disatteso: la specificità del comparto Sicurezza e Difesa
La specificità del personale appartenente al comparto Sicurezza e Difesa è sancita – in via di principio – dall’art. 19 della legge
183/2010, che riconosce le particolari condizioni di impiego e prevede che siano adeguatamente tenuti in conto i profili contrattuali,
stipendiali e previdenziali.
Tuttavia, negli anni successivi alla sua introduzione, questo principio è rimasto largamente inattuato, soprattutto sul piano
previdenziale. O, peggio, è stato usato come argomento pretestuoso per escludere il personale in uniforme da strumenti di tutela
riconosciuti ad altre categorie.
In questo senso, oggi l’art. 19 sembra aver assunto, paradossalmente, i contorni di un boomerang normativo: nato per garantire
una differenziazione positiva, rischia di trasformarsi in una barriera che isola il comparto senza offrire reali vantaggi.
2. Il rischio di un’applicazione automatica e iniqua delle soglie pensionistiche
Dal 2027, salvo modifiche, sarà applicato un nuovo adeguamento alla speranza di vita, con il conseguente aumento dell’età
pensionabile. Ma ciò non può valere indistintamente anche per chi opera nel comparto Sicurezza e Difesa.
Il personale militare è già soggetto a limiti ordinamentali di età e servizio fissati dalla normativa vigente (es. D.Lgs. 165/1997 e
ordinamenti interni);
Il concetto stesso di “lavoro usurante” – a cui molti si appellano – esclude formalmente il comparto Sicurezza e Difesa, in quanto
“già regolato da norme proprie”, ma nessuna misura concreta è stata adottata per compensare tale esclusione;
Né il Ministero della Difesa né il Comando Generale hanno, ad oggi, assunto una posizione pubblica che tuteli il personale rispetto
a questi automatismi, né richiesto formalmente l’applicazione della specificità ex lege.
Queste considerazioni non sono frutto di mera analisi teorica, ma ci sono state rappresentate da un numero crescente di nostri
iscritti, in servizio in tutti i ruoli e gradi dell’Arma, che manifestano sconcerto e timore per la prospettiva di un trattamento
previdenziale penalizzante, non proporzionato all’impegno richiesto.
3. Richiesta di un intervento urgente e risolutivo
Alla luce di quanto sopra, si chiede formalmente che:
Il Ministero della Difesa chiarisca con urgenza quale sarà il regime pensionistico applicabile al personale del comparto Sicurezza e
Difesa a decorrere dal 2027, alla luce degli aumenti legati alla speranza di vita;
Sia predisposto un documento tecnico-normativo che confermi la volontà politica e amministrativa di non applicare al personale
del comparto gli automatismi previsti per il regime generale;
Il Comando Generale e il Ministero promuovano, presso le sedi istituzionali competenti, una riforma coerente con l’art. 19 della L.
183/2010, che renda effettiva la specificità e ne faccia uno strumento di tutela, e non di esclusione.
Si richiede un riscontro scritto entro 30 giorni dalla presente, al fine di informare con trasparenza il personale rappresentato
sull’orientamento dell’Amministrazione.
4. Conclusione
UNARMA intende ribadire con forza che il personale del comparto Sicurezza e Difesa non può essere trattato secondo criteri
uniformi al lavoro civile, né può restare ostaggio di un principio normativo (la specificità) che, in mancanza di attuazione, rischia di
ritorcersi contro chi lo incarna ogni giorno, con sacrificio e spirito di servizio. La nostra Associazione si rende disponibile a un
confronto immediato per contribuire a elaborare proposte tecniche e legislative utili a tutelare concretamente la dignità e i diritti
del personale in divisa.
Roma, 19 ottobre
Antonio Nicolosi
Segretario generale di Unarma