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Oggetto: “Carabinieri – difficoltà negli interrogatori” Intervento della Procura della Repubblica di Belluno all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2025

da | Feb 12, 2025 | News | 0 commenti

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AL COMANDO LEGIONE CARABINIERI “VENETO

AL COMANDO GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI

Recentemente questa Segreteria ha avuto modo di venire a conoscenza di un articolo a

stampa circolante sul web e stampato da una testata giornalistica, in cui venivano riportati giudizi

non prettamente lusinghieri sul conto dei carabinieri operanti nella provincia di Belluno.

Effettivamente, dopo una breve ricerca, è stato individuato sul web un articolo del “Corriere del

Veneto”, edizione di Treviso e Belluno, datato 26 gennaio 2025, riportante il seguente titolo: Anno

giudiziario, la Procura critica: «Sui codici rossi indagini lacunose» – La relazione:

«Carabinieri, difficoltà negli interrogatori». Sos personale: pochi magistrati e impiegati.

Il pezzo giornalistico, per quel che concerne la chiamata in causa del personale dell’Arma dei

Carabinieri, testualmente recita: “La Procura di Belluno che segnala problematiche per quanto

attiene alle stazioni dei carabinieri, in relazione ad una «diffusa, mediocre capacità di intervista»

delle presunte vittime di reati relativi al cosiddetto «Codice rosso» ovvero violenze di genere e familiari. Emerge dalla relazione sull’anno giudiziario 2025 presentata ieri a Venezia.

Riguardo le difficoltà relative alle interviste alle presunte vittime da «Codice rosso», si parla

espressamente di «un contesto geografico che ha una sorta di remora culturale, di

sottovalutazione delle tematiche nell’approccio sostanziale, spesso neghittoso al punto da

costringere il Pubblico ministero a far risentire i soggetti coinvolti da altri ufficiale di Polizia

giudiziaria più preparati». Parole dure a cui NON replica il Comandante Provinciale dei

Carabinieri, una volta appreso il contenuto della relazione. Laconico: «Non ho nulla da dire,

nessun commento in merito».

Andando ad analizzare il significato delle dichiarazioni della Procura, la critica è molto pesante ed avvilente per tutti coloro che giornalmente operano in tutti i Comandi Stazione della provincia di

Belluno.Infatti, la magistratura bellunese articola una violenta requisitoria, un’accusa pubblica e

generalizzata contro uomini e donne in divisa che operano in un contesto geografico caratterizzato

da un indugio, dilazione, freno di ordine morale, di stimare un fatto al di sotto del suo valore effettivo nell’ approccio, spesso negligente nei propri doveri (quindi inoperoso, pigro, ozioso).

Il Comando Provinciale Carabinieri di Belluno ha alle proprie dipendenze tre Comandi Compagnia

dalle quali dipendono numerose stazioni Carabinieri e relativi Nuclei Operativi e radiomobili: E’ possibile che questo fenomeno di deriva professionale sia così generalizzato, andando a coinvolgere indiscriminatamente ed indistintamente tutti i minori reparti, e nella fattispecie le

Stazioni?

È singolare il fatto che una simile problematica sia assordantemente esplosa solo ora, senza che vi

sia stato alcun segnale premonitore.

Va doverosamente segnalato che, fino al mese di marzo 2024, in seno al Nucleo Investigativo del

Comando Provinciale di Belluno, vi era una specifica sezione che, sebbene composta da un esiguo numero di persone (dalle tre alle quattro, grazie anche all’ apporto di militari di sesso femminile, effettivi al Comando Stazione di Belluno, che venivano aggregati per lunghi periodi in supporto all’

attività specifica dell’ aliquota), trattava numerosissimi fascicoli di indagine pertinenti ai reati pertinenti ai “Codici Rossi”, il più delle volte originati da notizie di reato trasmesse dai reparti minori, e successivamente approfonditi da tale nucleo su delega della Procura bellunese.

Tali militari risulta siano stati adeguatamente formati presso l’Istituto Superiore di Tecniche

Investigative di Velletri, che viene definito dallo stesso Comando generale come un “centro di

eccellenza per la specializzazione degli operatori di Polizia Giudiziaria dell’Arma dei Carabinieri,

che si avvale di un articolato corpo docente di estrazione sia civile (accademici, magistrati,

analisti, esperti in discipline economico-giuridiche) e sia militare (Carabinieri del

Raggruppamento Operativo Speciale, del Raggruppamento Investigazioni Scientifiche, del Gruppo Intervento Speciale).

L’I.S.T.I. ha il compito di svolgere corsi di aggiornamento e di specializzazione a favore dei militari impegnati nelle attività investigative, di uniformare le procedure d’intervento in funzione delle diversificate esigenze di impiego, di sviluppare una specifica dottrina operativa e di promuovere scambi addestrativi e attività formative con omologhi Istituti delle Forze di Polizia italiane e straniere, nonché con le Università e con i Centri di Ricerca. Consultando il sito Wikipedia, che potrebbero non essere ritenuti attendibilissimi e/o aggiornati, ma comunque emerge che l’istituto forma il personale appartenente alla “Rete nazionale di monitoraggio sul fenomeno della violenza di genere”.

Va rilevato che simili corsi hanno durate che variano dalle tre alle otto settimane, ed il corso di formazione sulla violenza di genere sicuramente non ha una durata inferiore.

Rientrando nel discorso dovuto dal breve escursus di ricerca multimediale, nel corso del mese di Marzo 2024, l’ispettore con maggiore anzianità nello specifico nucleo, e con la maggiore esperienza

LA SEGRETERIA REGIONALE VENETO 2nello specifico e delicato settore, è stato trasferito d’ufficio ad altro reparto (ad avviso di questa

Segreteria in modo tanto repentino quanto singolare); ciò ha causato un vuoto difficilmente

colmabile, considerata l’elevata professionalità, la non comune disponibilità nei confronti di

chiunque, nei reparti distaccati, avesse avuto bisogno di supporto e consiglio, e soprattutto la stima goduta negli ambienti giudiziari bellunesi, frutto di decenni di impegni e sacrifici, spesi per portare alto il buon nome dell’ Arma dei Carabinieri.

L’improvvisa mancanza di una simile figura di riferimento, conosciuta ed apprezzata a livello

provinciale da tutti i carabinieri che, direttamente od indirettamente, hanno dovuto confrontarsi con

questa particolare e delicatissima tipologia di reati, ha contribuito ad ampliare ulteriormente la

complessa tematica.

Non va dimenticato che:

✓ la legge sul “Codice Rosso” è articolata e costantemente in evoluzione; le pubblicazioni che

trattano lo specifico argomento hanno un volume che varia dalle 300 alle 700 pagine;

✓ non risulta a questa Segreteria che siano stati distribuite, a livello stazione, pubblicazioni o linee

guida per la corretta gestione delle attività da svolgere;

✓ non consta inoltre, siano stati tenuti dei seminari o corsi specifici sull’ argomento, articolati in

maniera soddisfacente, ed idonei ad informare e formare correttamente il personale, al fine di

porlo nelle condizioni di poter affrontare serenamente una attività così importante, specialmente nell’ approccio iniziale, ove è di fondamentale importanza il porre la vittima a proprio agio per aiutarla a sbloccarsi davanti ad una persona estranea e riuscire in tal modo a raccontare fatti e particolari molto intimi.

Non è sinceramente e lontanamente concepibile che un incontro di mezza giornata con personale

specializzato in materia, a cui devono partecipare i Comandanti di Stazione ed un altro militare

“idoneo per capacità ed attitudine”, possano ovviare ad una leggera gestione nell’aggiornamento professionale di chi viene chiamato ogni giorno ad operare sulla strada ed a stretto contatto con la

popolazione. Purtroppo la direzione presa si sta rivelando sempre più anacronistica; i corsi di aggiornamento in presenza e nelle sedi deputate, sono state nel tempo sostituite dai corsi “a cascata”, in cui pochi venivano formati correttamente e nei tempi prescritti, mentre la massa veniva istruita nel corso di

una riunione di un paio di ore, ed immediatamente “certificata”.

Negli ultimi anni la situazione è progressivamente peggiorata, poiché i “corsi” sono stati dapprima

suddivisi in una fase in modalità “Telematica” ed una seconda fase “in frequenza” presso i reparti

di istruzione, fino a diventare completamente in modalità “Telematica” (vedasi corsi

Vicebrigadieri), in cui l’allievo deve rimanere in un ufficio del proprio reparto per la durata del

servizio giornaliero, e leggere le varie sinossi messe a disposizione.

In tal modo l’allievo non potrà MAI essere formato da un articolato corpo docente di estrazione

sia civile (accademici, magistrati, analisti, esperti in discipline economico-giuridiche) e sia militare

(che grazie al bagaglio tecnico, culturale e professionale maturato, potrà apportare nozioni,

conoscenze ed esperienze che nessuna pubblicazione e/o sinossi avrà mai la possibilità di dare).

LA SEGRETERIA REGIONALE VENETO 3Quanto accaduto a Belluno, non è che la punta emergente di un iceberg, che la magistratura ha,

seppure in maniera cruda, evidenziato.

Non è più il tempo di risparmiare sulla formazione professionale, quella vera, fatta di studio nelle

aule delle scuole militari, dell’Istituto Superiore di Tecniche Investigative, con la presenza di

docenti dai quali poter apprendere e con i quali potersi confrontare.

Questa Segreteria infine vuole sommessamente ricordare che la Scuola Radio Elettra, fondata nel

lontano 1951, ha terminato di somministrare corsi per corrispondenza oltre 20 anni fa, quando fallì,

dopo un lungo periodo di declino, nel 1995 (attualmente il marchio, rilevato dal gruppo CEPU, ha

continuato la propria attività, anche con lezioni on line, comunque tenute da docenti fisici, con i

quali l’allievo può interloquire).

L’Arma dei Carabinieri, tramite l’ ISTI addestra le forze di polizia di tutto il mondo IN

PRESENZA (vedasi gli articoli a stampa: 1) Ermanno Amedei, Gli investigatori dell’Arma

addestrano a Velletri poliziotti stranieri, in Il Messaggero, 17 dicembre 2019; 2) Ermanno

Amedei, Poliziotti da tutto il mondo alla scuola dei carabinieri di Velletri, l’Isti eccellenza

dell’Arma, in Il Punto a Mezzogiorno, 5 gennaio 2020).

L’augurio è che la stessa Arma dei Carabinieri addestri nei centri di eccellenza anche le sue donne e uomini per il lustro dell’Istituzione che inesorabilmente sta decadendo.

Ad ogni buon fine alla presente si allega anche l’articolo del quotidiano

Con osservanza.

Padova, lì 11 febbraio 2025.

La Segreteria Regionale Veneto Unarma