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COMUNICATO SINDACALE- L’importanza di chiamarsi Ernesto (onesto)

da | Ago 27, 2025 | CENTRO STUDI ANALISI E APPROFONDIMENTO TEMATICHE DEL DIRITTO, News

Un omaggio amaro a Oscar Wilde – tra finzioni, doppie verità e doppi standard nella disciplina militare

Nella celebre commedia di Oscar Wilde, L’importanza di chiamarsi Ernesto, due giovani aristocratici si inventano identità fittizie per vivere più liberamente, ingannando gli altri ma anche se stessi. Tutto ruota attorno a un nome: Ernesto, che in inglese (Ernest) evoca serietà, affidabilità e soprattutto onestà.

Un nome, una maschera. Ma dietro quella maschera si cela un mondo di finzioni, doppiezze e paradossi. Una realtà, per certi versi, sorprendentemente simile a quella che, purtroppo, si manifesta a volte anche nelle dinamiche disciplinari delle Forze Armate e nell’uso fin troppo discrezionale del potere sanzionatorio.

Quando la verità diventa facoltativa

Accade sempre più spesso che militari responsabili solo di errori lievi, senza dolo né colpa grave, vengano trattati come capri espiatori: informative di reato per danni minimi, procedimenti disciplinari sproporzionati, sanzioni esagerate, richiami infondati, colpe inventate, valutazioni abbassate fino all’insufficienza, procedimenti di proscioglimento o mancata rafferma, trasferimenti d’ufficio antieconomici pur di raggiungere un determinato obiettivo.

Il tutto in un clima dove ciò che conta non è la realtà dei fatti, ma l’interpretazione più utile per colpire chi è ritenuto “scomodo”, fuori dall’entourage dominante o semplicemente “antipatico”.

Allo stesso tempo capita che altri – autori di atti ben più gravi – vengano tutelati, coperti o ignorati, anche con omissioni, manipolazioni, abusi di potere, solo perché fanno parte del “cerchio giusto”.

Il parallelismo con Wilde è fin troppo chiaro: chi si chiama “Ernesto” (cioè chi gode del favore di chi decide, perché considerato onesto a prescindere) viene assolto ancor prima di essere giudicato. Gli altri, anche se agiscono correttamente, vengono messi all’indice perché non sono nel “registro giusto”, o peggio, perché disturbano.

Dove finisce l’onestà e inizia la convenienza

La disciplina militare deve essere strumento di equità e crescita professionale, non leva di potere arbitraria o intimidatoria.

Quando il rispetto delle regole viene applicato in modo selettivo, politico e antisindacale il rischio non è solo l’ingiustizia verso il singolo: è il collasso della credibilità dell’Istituzione stessa. La verità non può essere un’opzione. L’onestà non può valere solo per chi conviene.

Il nostro messaggio: il nome non conta, i fatti sì

Questo comunicato è dedicato a tutti quei militari che, pur senza colpa, si sono trovati coinvolti in procedimenti sproporzionati, mentre altri – talvolta strumentalizzati, talvolta protetti – ne sono usciti indenni, senza neppure un’ombra addosso.

Non serve “chiamarsi Ernesto” per essere onesti. Serve coraggio, trasparenza, e soprattutto trattamento equo per tutti, indipendentemente da gradi, simpatie personali o giochi di potere.

Chiediamo:

• Che la disciplina militare sia esercitata secondo legalità, proporzionalità e imparzialità;

• Che ogni atto istruttorio parta dai fatti oggettivi, non da convenienze del momento;

• Che venga assicurata tutela sindacale reale nei procedimenti in cui emergano distorsioni o doppie verità, anche attraverso un controllo preventivo sulle azioni intraprese.

• Che si promuova una cultura dell’etica professionale, fondata sul merito, non sulle appartenenze.

Conclusione

Oscar Wilde scriveva: “La verità è raramente pura e mai semplice.”

Ma proprio per questo, nelle Forze Armate, non possiamo permetterci che venga manipolata.

L’onestà non è un nome di facciata: è un dovere di tutti, specie di chi ha il compito – e l’onore – di giudicare.

Il Sindacato Unarma ASC resta a disposizione di ogni iscritto che abbia subito – o stia subendo – trattamenti ingiusti, ingiustificati o sproporzionati. La difesa della dignità del personale passa anche attraverso la verità.